L’ultimo sostanziale intervento legislativo in materia di proprietà industriale risale al 10 febbraio 2005 quando venne emanato il Decreto Legislativo 30 che ha introdotto nel sistema giuridico italiano il Codice della proprietà industriale (CPI). A distanza di quasi vent’anni, così come previsto dal PNRR, si sta completando l’iter per l’approvazione del nuovo Codice della proprietà industriale.
Le ragioni della riforma
Il progetto di riforma del Codice della proprietà industriale è il frutto delle Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023. Linee di intervento che si articolano su 5 obiettivi concretizzando gli obiettivi del PNRR. In modo specifico la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e la Componente 2 (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo) del Piano nazionale di ripresa e resilienza. PNRR che precisa come
il sistema della proprietà industriale costituisce un elemento fondamentale per proteggere idee, attività e processi generati dall’innovazione e assicurare un vantaggio competitivo a coloro che li hanno generati”. Per questo motivo si ha l’obiettivo di “definire una strategia pluriennale per la proprietà industriale, con l’obiettivo di conferire valore all’innovazione e incentivare l’investimento nel futuro
L’oggetto della riforma
Come si legge nella pagina dedicata del Ministero delle Imprese e del Made in Italy la riforma ha lo scopo di modificare diverse aree del Codice italiano della proprietà industriale. Nello specifico si tratta del rafforzamento della tutela dei diritti di PI e semplificazione delle procedure, il rafforzamento del sostegno alle imprese e agli enti di ricerca, la valorizzazione dello sviluppo delle capacità e delle competenze, la facilitazione nel trasferimento delle conoscenze e il rafforzamento della promozione dei servizi innovativi.
Il professor’s privilege
Uno dei primi cambiamenti significativi è il superamento del cosiddetto professor’s privilege, un approccio legato alla disciplina delle invenzioni dei ricercatori universitari. Fino a oggi i diritti patrimoniali legati alla brevettazione delle invenzioni vengono attribuiti al professore. Il testo del nuovo Codice della proprietà industriale prevede invece che la titolarità delle invenzioni (e i relativi diritti patrimoniali) siano riconosciuti all’ateneo, all’ente di ricerca e alle relative strutture di appartenenza.
Il contrasto alla contraffazione
Nel Decreto Legge che modifica il testo del Codice della proprietà industriale trovano posto anche misure per il rafforzamento del contrasto alla contraffazione. Questo obiettivo verrà perseguito tramite una maggiore digitalizzazione degli adempimenti che le imprese interessate a brevettare devono sostenere, un estensioni dei controlli sulle invenzioni utili per la difesa del Paese e uno stop ai marchi che richiamano denominazioni di origine protetta.
In particolare, è previsto il rafforzamento della tutela delle denominazioni di origine protetta e delle indicazioni agricole, alimentari e vinicole consentendo al ministero competente di proporre opposizione alla registrazione di marchi identici o simili a tali denominazioni.
La digitalizzazione
Elemento centrale della riforma sarà anche l’investimento sul tema della digitalizzazione. In questo senso sarà eliminato l’obbligo di trasmissione della documentazione cartacea all’UIBM (l’Ufficio italiano brevetti e marchi). Inoltre verrà rafforzato il controllo preventivo sulle domande per il deposito di brevetti utili per la difesa dello Stato. Il divieto di deposito della domanda priva di autorizzazione ministeriale si estende ai casi in cui l’inventore ha ceduto l’invenzione prima del deposito e a quella per cui l’inventore lavora presso filiali italiane di multinazionali che hanno sede legale all’estero.
La valorizzazione dei titoli di PI
Per tutelare il principio dell’autonomia negoziale verrà consentito agli atenei e alle strutture di ricerca di dotarsi di un apposito Ufficio di trasferimento tecnologico per la valorizzazione dei titoli di proprietà industriale. Per gli accordi contrattuali che potranno essere stipulati anche con le imprese bisognerà fare riferimento ad apposite linee guida che verranno poi elaborate dal Ministero delle imprese del made in Italy e dal Ministero dell’Università e della ricerca.