Principio di inerenza marchio
Marchi e brevetti

Principio di inerenza: gli errori da non commettere con il tuo marchio

Spesso si sente parlare dei vantaggi fiscali legati alla registrazione di un marchio. La legge prevede, infatti, particolari condizioni per la tassazione delle royalties che si possono percepire per la cessione e l’utilizzo del marchio aziendale. Trattandosi di condizioni particolari per poterne usufruire non solo devono sussistere particolari condizioni (come, per esempio, che il marchio di cui si sta parlando sia registrato), ma anche che il marchio svolga un ruolo inerente ed essenziale per quell’azienda. Parliamo del cosiddetto principio di inerenza, uno degli elementi più delicati su cui prestare attenzione quando si valutano i vantaggi fiscali della registrazione di un marchio con lo scopo di pagare meno tasse.

Cos’è il principio di inerenza

Come indica il nome stesso, questo principio, molto sinteticamente, fa riferimento all’attinenza (inerenza, appunto) delle spese sostenute con il tipo di attività che si svolge. Questo perché in ambito fiscale e, di conseguenza, anche legale, è importante che ci sia una coerenza di fondo nella gestione economica e finanziaria delle aziende e delle attività professionali. Le agevolazioni fiscali, come sono quelle relative allo sfruttamento delle royalties, vengono previste per supportare particolari situazioni e non è corretto (né ammesso) che si cerchino degli escamotage per cercare il beneficio fiscale senza che questo sia in realtà previsto e possibile per quella specifica situazione.

Principio di inerenza e sfruttamento del marchio

Cosa fare, quindi? È importante partire da un presupposto: non basta registrare un marchio per iniziare, da quel momento in poi, a pagare meno tasse. Il principio di inerenza prevede che per scaricare un costo, come nel caso dello sfruttamento delle royalties, questo debba essere, come abbiamo visto, non solo attinente all’attività che si svolge, ma anche determinante per il suo successo.

Il marchio ha la capacità di aumentare il valore di mercato di quel prodotto o di quel servizio? La presenza di quel marchio aumenta il numero delle vendite? Se la risposta è positiva il principio di inerenza è salvo, ma va dimostrato. Uno dei principali errori che si commettono in materia è quello di compiere un’azione (come registrare il marchio) e poi cercare tutte le soluzioni possibili per dimostrare che quella registrazione è utile per pagare meno tasse. Il processo dovrebbe prima valutare se la registrazione del marchio è utile e ci sono i termini per utilizzarla ai fini fiscali e, in caso positivo, procedere in quella direzione, altrimenti la gestione dell’azienda è più una ricerca di artifici e stratagemmi per cercare di non sottostare alle leggi fiscali.

L’altro grande errore è quello di intestare (e far pagare) tutti i costi relativi al marchio (sia quelli di ideazione, produzione e promozione) alla società che lo sfrutta e non a chi ne è il proprietario (la persona fisica). In sede di pianificazione fiscale è fondamentale valutare le soluzioni possibili e non forzare la mano per quelle impossibili. È quindi necessaria un’attenta analisi preventiva per capire come muoversi per evitare errori che potrebbero portare a un contenzioso fiscale che si tradurrà non solo nell’impossibilità di scaricare i costi delle royalties (e quindi non riuscire a pagare meno tasse), ma anche in sanzioni da dover pagare.

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